I nostri bellissimi anni sono passati come petali di un fiore - 48





"Me lo concede un tango, madame?"
"Me lo concede un bacio, monsieur?"

La sala gremita di gente si svuota, è il loro respiro che rapisce tutti in un istante. Passi felpati, le teste che guardano veloci in due diverse direzioni. Il tempo straripa tutto in un secondo. C'è rosso dappertutto. 

"Grazie del tango, madame."
"Grazie del bacio, monsieur."

Lasciami stare ancora qui, non andare. Potremmo ballare il tango, se lo vuoi. I nostri passi stretti in questa piccola stanza, con la musica che suona dietro i nostri occhi - basta immaginare.

I piedi nudi che si scontrano con i tuoi tacchi slacciati, ai piedi del letto, sono ostacoli che dobbiamo superare per danzare ancora. Con l'amore sotto le suole delle scarpe - e le carezze accartocciate nei pugni in tasca, baciami. Qui sugli occhi che non ti lasciano un istante.

Questa stanza è fatta apposta per noi.
I libri sparsi per terra, le lenzuola disfatte, il vento che piega le vetrate.
Non sono io che scrivo, no. Sono le mie mani legate direttamente al cuore, come il filo di un gomitolo che passa tra la carne e le ossa, muove le serrature chiuse a chiave, dentro me.
Per una carezza, la mia solitudine venderò.
 Non sono solo dita, è labbra - sesso - gambe che strusciano - sesso - la mia testa contro il tuo ventre - è sesso perfino le parole.
I nostri bellissimi anni sono passati come petali di un fiore cullati dal parquet - rimangono solo le carezze. Con il cuore nella pancia, non smettere di toccarmi. Dormo tra le tue ginocchia ed è pelle che riconosco tra le rughe di un tango che ho ballato anni fa. Un solo tango, uno solo. 
Non ti ho detto quanto è durato, però.

Sento ancora il violino che piange, lo senti anche tu, vero?

Piange e noi balliamo sulle sue curve invisibili nell'aria, con l'arco che sembra un coltello - violenta il violino che cade a pezzi, corda dopo corda. Balliamo ancora.


Questa stanza, è fatta per noi. Sono io che sto incendiando tutto, perdonami. Lo so, sto scrivendo ora. Ma non ho colpe perché scrivo a occhi chiusi. I mobili cedono nel fuoco, dovremmo andare via, non credi? Invece danziamo. Nelle scintille che ci sfiorano i polpacci, in un giro di tango. Con il mio respiro sulla tua schiena.

Ora che la forza ci fa crollare le ginocchia e siamo stanchi anche per dormire. Ora che le mie mani muoiono, e le mie gambe anche; muoio anche io, se non ho la forza di accompagnarti nel nostro unico tango.

Nessuna colpa nel petto, se balliamo a occhi chiusi.


Nessuna colpa, per un tango, che finisce sul parquet.


2 commenti:

  1. Affondano, le tue parole, in questo tango rosso.
    Velluto e petali tra fiori ormai sbiaditi.
    Bravissimo, mi hai fatto ballare.

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  2. Non ho parole, amo il tango, amo il rosso e il nero e amo sentire il parquet che cigola sotto i piedi.
    Amo il sogno anche se alle volte fa solo male come una ferita infetta, ma altre è propulsione per la possibilità.
    Le tue parole non sono mai scontate, la musica non è mai banale, fa sempre pensare ad un Altrove vissuto o non-vussuto o da vivere ancora.
    Sta di fatto che ogni parola è un passo di danza.
    complimenti, davvero bravo...

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