sOn - 65


Caro SON, 
ti chiamo così perché tu un nome non ce l'hai.

Ho sempre pensato che i nomi si danno per non avere paura, per costruire circonferenze attorno a centri lontani. Ma c'è un altro sentimento che mi pervade quando ti penso: la preoccupazione.
Così ti chiamerò SON.
Ho scelto la mia iniziale, perché tutto inizia con me, in una S costretta a piegarsi in due direzioni, a sacrificare le sue curve per stare in piedi, senza nessuna gamba, contro la gravità sulle ginocchia tonde, semplicemente in bilico.
Poi tu, che te ne stai lì in mezzo, nella pancia gonfia della O, dondola per farti addormentare, placido spazio vitale tutt’intorno a ciò che sei.
E finisce con tua madre.
In una N poggiata a terra su due gambe lunghe e solide, così come è veramente lei: sogna poco.
Anche di notte, resta spesso sveglia.
Accoglie i miei sogni nelle sue mani, i rantoli, e gli incubi anche, conserva quelli dolci per raccontarmeli domani.

Caro SON,
ieri ho preso due fotografie, mie e della mamma, ho ritagliato tutti i pezzi di noi, pezzi piccolissimi, e ho iniziato a immaginarti, mettendoli insieme, gli occhi miei e la forma del viso di tua madre, i suoi capelli, i miei vestiti, le mie labbra e i denti suoi nel mio sorriso.
Sei più bello quando hai più parti di lei, SON. Spero tu non abbia le mie orecchie, che sono troppo grandi, perché io voglio sentire tutto, sempre, anche quando sono lontano. Quando sarò a lavoro e tu non ti addormenterai, io riuscirò a sentirti.
E spero che tu abbia le sue mani, e la sua pazienza.
E la dolcezza nel raccogliere i miei ricordi.
La tenerezza.

Caro SON,
mi rattrista dirti che non hai una stanzetta tutta per te. All’inizio dovrai dormire insieme a noi, e infatti io e tua madre abbiamo preso un angolo della nostra stanza e lo abbiamo regalato a te, pitturandolo di blu, staccandolo da tutto il resto del bianco che è nostro. Blu, so che sarà il tuo colore preferito. C’abbiamo messo una piccola culla, le stelline colorate, delle lenzuola pulite. Lì sarà il luogo in cui tu crescerai, poco alla volta.
Mi sveglierò ogni giorno con la certezza che sarai un po’ più grande.
Mi sveglierò e ti controllerò centimetro per centimetro, con le mie squadre da lavoro se sarà necessario, scrivendo di quanto ti sei allungato ogni notte, ma non solo quello, sarà una cosa fantastica, perché centellinerò ogni dito, braccia, gamba, e lo spazio vuoto tra due cose – occhi, orecchie, naso e bocca – e appunterò tutto, così potrò capire in che esatto giorno sarai diventato più grande di me, e dovrò lasciarti andare.

Caro SON,
quando tua madre si addormenta, dopo che tu la scalci tutta la notte, io sento che russa un po’, e rido perché so che stai ridendo anche tu. E allora mi avvicino al suo ventre, la tua piccola casa, busso e sento che ti muovi, ma lo fai con dolcezza, senza svegliarla. Sei premuroso come me, ci prendiamo cura di lei: io dall’esterno, e tu dal di dentro. Così ti do la buonanotte, e corro ad addormentarmi anche io.
Chissà se lo faccio prima di te.

Caro SON,
spero che un giorno tu legga questa lettera, e la trovi piena d’errori, perché voglio che tu sia più intelligente di me, meno silenzioso ma più attento, migliore nello scrivere e nelle regole della poca grammatica che serve per scrivere poche righe.
Spero che troverai tante frasi scontate e cose che hai già ascoltato.
Perché vorrei avere la forza di dirtele ogni giorno, queste cose, e non aspettare quando sarai già grande per doverle leggere da solo. Avere la forza non solo di spostare mobili e divani, ma anche i miei sentimenti dal mio cuore al tuo. Cuore è una parola che non mi piace mai, chissà se sarà così anche per te.
Spero di comportarmi sempre da padre, nonostante sia la prima volta, per me. Non è come con l’automobile, non ci sono pedali e manubri. Una patente. È più come volare, volare in un temporale: con un figlio prendi sempre la scossa.

Sarò come la mia S, pronto a sacrificarmi quando ce ne sarà il bisogno?
Saprò colmare le tue mille domande, i perché, piccoli passi in cui crescerai?
Sarò lì quando camminerai per la tua prima volta, e nonostante questo, cercherai la mia mano?

Ti prometto, SON, che avrò la forza di reggere la famiglia sempre sulle mie spalle, tutte le volte che ci crollerà addosso. Di cucire i silenzi nel loro posto e le parole negli angoli esatti.
E di amare tua madre soprattutto quando sarà arrabbiata, confusa, guasta.
E di amare te, SON, nei centimetri vuoti in cui crescerà il tuo corpo.
Tuo, S.


1 commento:

  1. Sai cosa penso di questo pezzo, se non ti conoscessi e non fossi aggiornata sulle tue vivende sentimentali ;D, penserei che davvero a parlare sia un quasi padre :)
    Non è ancora tempo, ma, sono sicura che quando succederà, il tuo bimbo potrà godere non solo di parole speciali come queste, ma di un papà ancora più prezioso.

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