Vieni a prendermi in caserma, per favore?

Gli ascensori sono quelle stanzette piccole che ti portano da un piano all'altro che a volte vedi le scale e dici No, le scale, no, poi guardi l'ascensore e dici Sì, l'ascensore, sì; solo che le scale stanno lì e le puoi prendere quando vuoi, l'ascensore lo devi chiamare e aspettare. Io ero proprio tra le due cose, al confine, e in quel momento ho capito che ci sono persone scale e persone ascensore; quelle che devi prenotare, stare lì ad aspettare la loro venuta, desiderare, su cui sentirti leggero - quelle sono le persone ascensore; poi ci sono le persone scale, che sono sempre lì, ma è dura salirci su, devi faticare, ci vuole più tempo, mentre scenderci è tutta in discesa, è facile  lasciarle, però a salirle, sai che fatica?

E quindi c'erano le scale e c'era l'ascensore, e tu all'ottavo piano del palazzo, e allora ho pensato: sei una persona scala o una persona ascensore? C'ho perso dieci minuti buoni su questo pensiero, intanto guardavo le scale e guardavo l'ascensore e le persone mi guardavano infastidite e mi scansavano per passare e salire sulle scale o sull'ascensore.

E niente, poi ho capito che tu non sei né scale né ascensore, sei una arrampicata, il contrario di un tuffo, che per venire da te, per raggiungerti, mi devo inerpicare sul palazzo, mai guardare indietro, sei vertigine di un uomo su un vetro.

Tutto questo era per dirti che c'ho provato sai, ad arrampicarmi sul palazzo, per venire da te, ma è arrivata la polizia. Volevo scusarmi se non sono più venuto, oggi.

Vieni a prendermi in caserma, per favore?

Alessandro Gottardo