Dall'alto gli uomini perdono dignità, non stanno più eretti, sembrano composti organici schiacciati, ti ho detto, e tu mi hai detto di smetterla di citare Sartre, che quella era una frase del racconto che avevamo letto insieme, al telefono, pochi giorni prima. Quando ancora non c'eri, ed eri solo una voce che chissà quanti chilometri di fili elettrici mi portavano nel mio orecchio e poi quante terminazioni nervose trasformavano quel suono in sensazione e poi in parole vive, per diventare idea infine dentro di me. Poi ho frugato nella mia testa per ricordare quel passo; ed è vero, avevo citato Sartre. Ne Il Muro, in Erostrato, c'è un pezzo simile.
Ma fammi continuare, ti ho detto. Le persone sembrano piccolissime e tu invece dentro di me sei grandissima, ti ho detto. Combaci.
E hai chiuso gli occhi e mi hai guardato, anzi, mi hai setacciato il corpo con lo sguardo, lo sentivo leggero venire dalle tue pupille e chissà da quale intricato nervo ottico dietro le palpebre per calcarmi la pelle, le ossa, le giunture, le rughe e chissà quante miliardi di cellule per arrivare nel posto esatto che hai scavato con cura e lentezza in me.
Poi mi hai guardato le labbra.
Ti sei fermata qui. Ti ho sentita dal di dentro. Combaciare.
E Ti ho lasciato stare, nonostante le vertigini.
con baci (lascia andare, via via, lascia andare lontano o vacci te, senti a me)
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