Falsi Palindromi






Emiliano Ponzi


Non riesco a capire da dove spuntino i miei irragionevoli dubbi su di te, quando scrivo è tutto diverso, più elementare; con le parole, capisci, è molto facile, ci sono parole che sono legate irrimediabilmente: come prossimo venturo, corrente mese, parzialmente scremato, vicolo cieco, corpo umano, quando ne pronunci una l’altra corre subito dietro, senza remore; e ci sono poi parole che invece se ne stanno un po’ distanti, come prima di un incontro, come usa e getta, tale e quale, Eros e Psiche, hic et nunc, Ragione e sentimento; stanno sempre separate dalla congiuntura di una e; e poi ci sono quelle parole che se ne stanno più lontane, a distanza di una frase, sono tutte quelle frasi fatte, quotidiane, che ci scambiamo senza neanche dover pensare, modi di inizio e fine: Come, quando, dove -  lontanissime da sei, vieni, stai. Mi sono anche chiesto se siamo lettere di una parola che comincia con uno e finisce con l'altro, allora mi piacerebbe che fosse una parola palindroma, io inizierei nello stesso modo tuo, sarebbe un corrersi incontro rallentando nello stesso istante - lungo la stessa direzione. E allora passo le notti ad arrovellarmi sui nostri palindromi immaginari, su come siamo la stessa cosa in due luoghi lontani.


E vorrei capire cosa siamo io e te, se siamo distanti o forse siamo separati, allora io aspetto che mi aspetti; o magari siamo già insieme, ma io sono troppo confuso nei miei falsi palindromi, e invece siamo fusi in parole composte, come pianoforte, caffellatte, capogiro, sottocoperta, noi.


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