Le mani alzate di Kafka

C’è questa cosa che compro un sacco di libri, quando vado al mercato e dovrei comprare l’insalata, le verdure, i piatti nuovi, ma poi finisco alla bancarella dei libri e penso:
Che non te lo vuoi comprare Kafka a due euro, mi dico. Che mica lo puoi lasciare qui, è una missione sociale, mi dico. Così ogni volta compro Kafka e lo porto a casa e lo metto insieme agli altri libri suoi, tutti uguali, uno sull’altro. E non compro niente da mangiare e ho i morsi della fame fino al giorno dopo, ma il lettore deve fare questo, il sacrificio.

Se ero io Kafka e mi vendevano a due euro sulla bancarella dopo tutto quello che ho passato e passerò nella mia vita da scrittore, vita funesta e depressa, beh, mi salirebbero tutti i santi alla testa. Però Kafka è già bell’e morto e mica lo sa lui che tutto il suo impegno, tutte le notti chiuso nella sua stanzetta con il computer, ah no scusate, con la biro in mano, ah no, scusate, con la penna in mano e le pergamene, ah no, scusate, con la penna in mano e i fogli, ce l’ho fatta finalmente, vengono vendute a due euro su una bancarella vicino ai libri di ricette e alle memorie di quella signora della tv che sta sempre con la faccia triste. Ma io dico, che vita hai avuto? Sei caduta dalle scale, sei stata dipendente dallo Svelto per i piatti, cosa vuoi raccontare tu della tua vita che non sei manco morta, mi dico?
Se fossi morto pure io, alzo le mani, lo vorrei scrivere un memoriale – da morto, però. Solo che se sono morto come le alzo le braccia? E per questo che quando vado a dormire, la sera, dormo sempre con le braccia distese sulla testa, e rido, un sacco proprio, voglio vedere come mi mettono nella tomba quegli stronzi delle pompe funebri, mi dico, voglio vedere proprio.
Che poi non lo saprò, che sarò già bell’e morto pure io. E però ogni sera scrivo un memoriale, metti che muoio nel sonno, mi dico, allora prendo un fogliettino e scrivo sempre una cosa diversa, ieri sera ho scritto:
- E’ stata la signora della televisione, quella con la faccia triste.
Che si sa, ai morti si crede sempre, e così finalmente l’arrestano e la smette di scrivere memoriali che non sei l’unica donna arrivata a cinquant’anni in buona salute, guarda che se ti presento Zia Faustina che c’ha novantanove anni e riesce ancora a mettersi i gambaletti da sola, e ti fa un brodo di pollo che con i crostini è la morte sua (non di Zia Faustina, eh, quella chi la stende!) altro che memoriale, ci scrivi una bibbia – senza morti, però.

E quindi mi addormento e alzo le braccia, un po’ per le pompe funebri e un po’ perché ogni giorno, alla vita, io m’arrendo.

Ma solo di giorno.


3 commenti:

  1. Questo mi rende felice, felicissimo proprio.

    RispondiElimina
  2. Tutto il tuo blog mi rimette di buonumore :) E mi riconcilia col bello, con quel qualcosa di speciale che trovo, ma che sempre più vado perdendo, nella scrittura.

    RispondiElimina